Castagnito
Cappella di San Bernardo
Un affresco che cela un enigma irrisolto, in una piccola e preziosa cappella
La cappella di San Bernardo a Castagnito sorge alla sommità di un antico percorso fra le valli del Tanaro e del Borbore. Una prima costruzione nacque per offrire ai viandanti un punto di riferimento fisico e spirituale in un tratto di strada così erto e instabile. L’edificio attuale, realizzato nel 1736 su progetto dell’avvocato Giovanni Carelli di Castagnito, è un raffinatissimo esempio di architettura barocca piemontese, e cela al suo interno un enigmatico affresco.Cappella di San Bernardo
Strada Provinciale 50, 12050 Castagnito (CN)
IL ROERO DA SCOPRIRE
CHIESA DI SAN BERNARDO
Un affresco che cela un enigma irrisolto in una piccola e preziosa cappella
Dedicata al Santo di Chiaravalle, la cappella di San Bernardo sorge alla sommità e a lato del tratto più ripido ed incassato dell’antico percorso che collegava le valli del Borbore e del Tanaro. Una prima costruzione sorse in loco forse già nel XIII secolo ad opera dell’abbazia di San Pietro di Breme, detentrice all’epoca di metà signoria di Castagnito. L’intenzione dietro alla sua costruzione fu probabilmente quella di fornire ai viandanti un aiuto spirituale in un tratto di strada erto, lontano dalle abitazioni e su un territorio di natura estremamente instabile.
Il primo riferimento storico risale al 1509, quando San Bernardo è citato sotto forma di toponimo riguardante la divisione in squadre del territorio. Per un riferimento all’edificio in sé bisogna attendere il 1597: il vescovo Aiazza in visita riporta del cattivo stato delle pareti, flagellate dall’umidità, e di una peculiare icona (ora scomparsa) di una Madonna che allatta San Bernardo, ritenuta indecorosa per l’epoca. Nel 1659 furono acquistati 2000 mattoni per ricostruire il portico della cappella.
Grazie a degli interventi di restauro finanziati dalle elemosine, lo stato della Cappella migliorò fino almeno ai primi del XVIII secolo. Ma fu in questo periodo, nel 1732, che se ne stabilì la necessaria demolizione e ricostruzione, essendo la cappella caduta “in pessimo stato et minaciante rovina”. Fu suggerito anche lo spostamento in luogo più appropriato: la collina su cui sorge la chiesa poggia su una falda acquifera locale ed è vessata dallo smottamento del terreno, fattore che dovette pregiudicare la sicurezza del pavimento e dei pilastri portanti più di una volta nel corso dei secoli.
Nonostante le indicazioni degli esperti chiamati a periziare il luogo, il nuovo edificio sacro fu eretto fra il 1735 ed il 1736, ma non molto distante dal precedente, causando quella caratteristica inclinazione che è visibile ancora oggi. Ad ogni modo, nel 1737 si procedette alla “stabilitura interna” della cappella, alla sua “stucadura” ed alla conclusione dei lavori. Ad una visita di trent’anni dopo (1768) da parte del vescovo d’Asti Caissotti la cappella dovette apparire in buono stato e di elegante struttura. Purtroppo già nel 1845, poco oltre un secolo dalla ricostruzione, fu segnalata come compromessa dall’umidità, con la parete interna devastata. Anche in questo documento si cita la “scandalosa” icona di Bernardo allattato dalla Madonna, che già due secoli prima era stata segnalata dal Vescovo in visita.
L’edificio attuale è un raffinatissimo esempio di architettura barocca piemontese. La cappella è a impianto molto semplice, a pianta centrale e con un delizioso pronao in cotto. Anticamente era presente anche un portale di pregio, ma è stato trafugato circa un quarto di secolo fa. Il progetto si deve all’architetto castagnitese Capelli, con la perizia dell’ingegnere di San Damiano Castelli.
AFFRESCO DELLA VOLTA: LA CROCE PATENTE (circa 1737)
Degna di nota la volta della cappella, e ancor più peculiare il misterioso affresco settecentesco, di autore ignoto, che ne orna la volta absidale. Gran parte della scena è andata purtroppo perduta, ed il frammento che è giunto sino a noi ci propone un enigma mai risolto.
Sulla volta dell’abside possiamo osservare alcuni angeli che reggono una croce patente, cioè una croce le cui braccia si allargano verso l’esterno.
All’interno della croce è presente una misteriosa epigrafe solo parzialmente leggibile, costituita da una sequenza di lettere in parte palindrome, cioè con doppio senso di lettura.
Solo alcune presenti nel braccio trasversale hanno un senso (LUX DOMINI ME…), mentre le restanti sembrano essere scritte con qualche tipo di ricorrenza logica, ma nessuno finora ne è mai venuto a capo. Soltanto Baldassarre Molino nel 2011 ne ha pubblicata la trascrizione, ma senza una completa possibilità di lettura. Che cosa vorranno significare?